In questa pagina, ci siamo proposti di ricostruire le vicende storiche ed ipercorsi che hanno caratterizzato la nascita e l’evoluzione della festa nostrana, cercheremo di essere puntuali su ogni riferimento storico a nostra disposizione e descrivere le fasi che hanno preceduto l’attuale ballata del Giglio a Barra. I nostri riferimenti sono tratti da opere di autori locali: IL NOBILE CASALE DELLA BARRA - Pompeo Centanni - Casa editrice Fausto Fiorentino; ORIGINI STORIA E FOLKLORE DELLA FESTA DEI GIGLI di - A.Renzi ed E. Nappo - Casa editrice Magna Grecia. Secondo Angelo Renzi, la Festa dei Gigli di Barra affonda le proprie radici in un antico rito pagano che festeggiava le divinità Cibèle e Attis per propiziare un buon raccolto: in tali festeggiamenti, veniva trasportato un pino e si creava un clima orgiastico. Il sollevare e posare la struttura significava fertilizzare la terra e rendrla feconda. Con l’avvento della religione Cristiana, i riti pagani furono eliminati o in taluni casi, furono Cristianizzati, continuarono cioè ad essere celebrati con forme e significati propri della religione Cristiana. A Barra il rito di Cibèle e Attis divenne un rituale contadino denominato Festa Dell’Infrascàta. Barra era famosa per la produzione di uve pregiate. La vendemmia nelle nostre zone si faceva ( e si fa ancora per quel poco che è rimasto ) alla fine di settembre. E a fine settembre i contadini si sentivano obbligati a ringraziare chi permetteva un buon raccolto. Questa festa, detta dell'Infrascata si svolse per moltissimi anni senza modificarsi e restò sempre una festa tipica di contadini. Col passar del tempo i rami fronzuti vennero sostituiti da lunghe pertiche ornate di immagini che rappresentavano la vita dei Santi. L'Infrascata cominciò a perdere la sua natura 'quasi pagana' quando a Barra sorse il Convento dei Frati Minori Francescani. La processione accorciò il suo percorso : da 'Vascio Sant'Anna' alla Chiesa dei Francescani.

Ma quando, queste macchine da festa, assunsero le sembianze del Giglio? Circa centocinquanta anni fa (secondo alcuni) un gruppo di "basolari, sangiuvannari" (antichi scaricatori di porto) giunnsero a Nola, assoldati, per il trasporto di una delle macchine. Affascinati dalla bellezza di una Festa, unica nel mondo, vollero importarla. Tra loro vi era una nutrita schiera di barresi che per loro volere, condussero i Vecchione a Barra, primi tra le botteghe di Nola, chiamati per la costruzione del Giglio. Così i due eventi finirono per fondersi. Naturalmente le origini della Festa Nolana sono totalmente diverse, ricondotte alle vicende che videro protagonista il ritorno a Nola del Vescovo Paolino, al quale i Nolani sono tuttora devoti. E’ tuttavia, che secondo l’esempio di Nola che, anche da noi, venne introdotta l’usanza di sollevare i Gigli con paranze, composta da numerosi portatori e appiedando la Fanfara sulla prima cassa del Giglio. Secondo Romano Marino spetta ad un Barrese (Giuseppe Scognamiglio detto Peppe à Sirena) il merito di aver perfezionato la tecnica della Posata e l’invenzione della terminologia : cuonce cuonce è gghiettele. E sempre secondo alcuni, spetta ai Barresi l'invenzione delle varre. La festa dei Gigli a Barra è "l'appuntamento", il giorno delle riunioni delle grandi famiglie. E' il giorno in cui ciascun barrese, cerca di tornare a Barra, sicuro di ritrovarvi e di incontrare amici d'infanzia, conoscenti, scenari che sono simboli, i segni, le immagini, delle sue radici, in qualche modo l'ecosistema nel quale inconsciamente vorrebbe vivere, ma nel quale sa che non può rimanere, solo ritornare di volta in volta. Sensazione provvisorie, confuse, vissute più che sentite, ma tali che fanno il fascino della festa. Dietro i Gigli che ballano danzano i nostri sogni, si muovono i fantasmi e ricordi della nostra infanzia, le arrampicate frenetiche, fatte un po' per provare la proprie abilità, un po' per gareggiare con la gioventù coeva ed imporre la propria esistenza; le alzate, e i tanti giochi che attorno ad essi abbiamo inscenato.

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